Ogni anno sono circa 350 milioni i toner delle stampanti che vengono gettati nelle discariche, ognuno dei quali contiene diversi materiali, tra cui la plastica, il metallo, la gomma, oltre, naturalmente, all’inchiostro.
L’impatto ambientale è, quindi, molto importante e, potenzialmente, devastante, ma tanti non sanno che un corretto smaltimento dei toner è possibile, sia usufruendo dei servizi offerti dalle aziende produttrici e dai punti vendita specializzati, sia conoscendo i corretti luoghi e le procedure per disfarsene in modo ecologico.
I toner possono essere riutilizzati?
Innanzitutto, bisogna sapere che il toner delle stampanti è una polvere molto fina presente all’interno delle cartucce, che può essere di diverso tipo. Proprio in base alla sua tipologia, si può considerare un rifiuto speciale pericoloso oppure non pericoloso. Per capirlo, è sufficiente controllarne il codice identificato CER, che sarà 08 03 17 in caso il toner contenga sostanze pericolose; oppure, 08 03 18 in caso opposto. Una volta accertato di quale categoria fa parte il toner che vogliamo buttare, prima di decidere di smaltirlo, dobbiamo capire se, invece, può essere riciclato. Molte tipologie di toner, infatti, prevedono il recupero e la ricarica d’inchiostro, per la quale bisogna portare il toner in un punto vendita specializzato e capire se le parti esaurite o danneggiate possono essere sostituite. In caso ciò non sia possibile, si possono sempre riciclare i pezzi singoli del toner per ottenere dei prodotti rigenerati.
I negozi di forniture per ufficio e i punti verdi
Per legge non è permesso smaltire i toner esausti nella plastica o nei rifiuti non riciclabili, per cui quando arriva il momento di buttarne qualcuno, è necessario scegliere la soluzione che rispetti al massimo l’ecologia. Uno dei metodi più semplici con cui un privato cittadino può farlo è rivolgendosi a un negozio specializzato, magari al proprio rivenditore di fiducia. Molti di loro, infatti, si occupano sia di smaltimento di materiali metallici che del recupero dei materiali, tra cui, appunto, i toner usati o scarichi. Un’alternativa ai negozi, sono i punti verdi, specializzati nel trattamento dei rifiuti speciali. Il consumatore deve soltanto imbustare con materiale appropriato i toner e portarli al punto verde. Qui, verranno inviati al riciclo quelli ancora utilizzabili, mentre quelli danneggiati o inutilizzabili seguiranno un corretto percorso di smaltimento. Infine, in alcune città il Comune ha predisposto dei raccoglitori appositi, siti, spesso, vicino a enti pubblici o banche, in cui ogni cittadino privato può buttare i toner.
Smaltimento dei toner da parte delle aziende
Le modalità di smaltimento dei toner cambiano quando si tratta di aziende o liberi professionisti che, per legge, devono essere iscritti al SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) e poi prevedere, all’interno dei propri uffici, un deposito adibito alla raccolta del materiale esausto. In caso, invece, sia la casa produttrice a dover smaltire i toner raccolti nelle aziende altrui, il procedimento è diverso: il produttore deve prima richiedere alla Camera di Commercio del territorio competente, un registro di carico e scarico, dove dovrà annotare ogni movimentazione riguardante i rifiuti speciali pericolosi e dovrà conservarlo per cinque anni. Questo registro, inoltre, deve essere compilato entro dieci giorni dalla raccolta dei toner esausti che vengono affidati a un trasportatore autorizzato che, a sua volta, deve compilare quattro copie del FIR (Formulario identificato del rifiuto), perché vanno consegnate al trasportatore, al destinatario, al produttore e all’azienda che ha richiesto il ritiro del materiale. Quest’ultima, infine, deve compilare il MUD (Modello unico di dichiarazione ambientale), da presentare, ogni anno, entro il 30 aprile presso la Camera di Commercio competente. In caso, invece, i toner non vengano considerati rifiuti pericolosi, ogni azienda o libero professionista dovrà soltanto predisporre un servizio di “ecobox” dove raccogliere i toner.